PERSA NEL GIALLO

LO STRANO CASO DI UN ASSASSINIO AL PARCO

Frequentava quel bellissimo parco all’inglese sorto attorno alla villetta stile liberty appartenuta a un grande collezionista d’arte, ormai da diversi anni.

Era solita arrivare al mattino presto entrando dal grande cancello in ferro battuto; percorreva il breve viale che fiancheggiava la villa, poi si inoltrava nel folto del verde scendendo l’ampio scalone in pietra che immetteva in una delle tante viuzze contorte, in discesa o in salita. I singolari vialetti si snodavano fra siepi ed alberi di tipi diversi svelando a ogni giro di curva aspetti diversi del luogo.

Ciro, il docile cagnolino bianco di razza bolognese, affiancava la donna impettito e allegro in queste quotidiane passeggiate, pregustando il momento in cui la padrona lo avrebbe liberato dal guinzaglio e lui avrebbe potuto intrufolarsi nei più nascosti recessi del bosco, andando a caccia di chimeriche prede.

Una volta dato il via libera al fedele compagno, la signora si sedeva sfinita per la camminata su una delle tante panchine di legno chiaro ed apriva il suo immancabile libro giallo.

Ultimamente la donna aveva preso un’autentica fissazione per i racconti di Agatha Christie: vi si immergeva totalmente con la presunzione di risolvere il caso prima che le fosse svelato nel finale del testo, dalla perspicace miss Marple.

Quella mattina dunque, la signora si dispose alla lettura sulla panchina ombreggiata dove ogni tanto si infiltrava qualche raggio pungente di sole; l’aria era tiepida, il silenzio era quasi totale, si poteva sentire soltanto qualche volo o fischio d’uccello, lo strisciare di alcune lucertole o frettolosi roditori spauriti. Con l’atteggiamento di sempre, la donna iniziò l’immersione ne La maledizione della strega.

Il giovane Harry Laxton era da poco rientrato dal giro del mondo che aveva intrapreso per dare libero sfogo al suo approccio da scapestrato alla vita, ma contrariamente alle aspettative di chi lo conosceva bene, ne era tornato serio e posato, con al fianco una bella e giovane moglie.

I due avevano acquistato una vecchia, decadente villa (Certamente è Villa a Montughi – pensò la lettrice) per demolirla edificando al suo posto la nuova residenza. (Certo è questa che ho alle mie spalle in stile liberty! – Continuò la donna che già si stava calando nel libro).

Mentre Ciro raspava felice ai piedi della siepe di bosso a scovare ricci e lombrichi, tutto pareva magicamente perfetto.

…Ma ecco che la signora, udì ad un tratto un colpo secco come uno sparo e poi un forte nitrito. Si voltò.

Nel vialetto che conduceva al cancello secondario di accesso alla villa, scoprì con raccapriccio il corpo riverso del giovane Laxton. Sì, si trattava proprio del giovane uomo che aveva da poco inaugurato la bella villa liberty al centro del parco all’inglese.

Il cavallo se ne stava ritto sulle zampe posteriori, pareva furioso mentre girava a scatti la testa come volesse cercare qualcuno lì attorno. Ma c’era soltanto una fitta cortina di fumo.

Mentre avanzava a tentoni in quella nebbia surreale, la donna s’inoltrò nelle sue congetture.

«Ma certo!» Commentò fra stupita e terrorizzata.  «La causa di quello che ho visto non può essere altro che il maleficio della strega che custodiva la vecchia villa adesso distrutta; era vera dunque la diceria che ho sentito in paese nel boschetto all’inglese si aggira una vecchia megera con poteri di magia nera… E stanotte l’ho pure sognata! Con gli occhietti iniettati di sangue e il dito dritto puntato al mio naso, aveva presagito il delitto che lei stessa ha ordito. E’ certo la vendetta tremenda per aver perduto il lavoro. Oh, povero giovane Laxton, e che dolore per la sua bella sposa!»

Ma la novella detective non aveva finito di configurare nella propria testa questo pensiero, che il malcapitato si alzò illeso e con espressione sgomenta iniziò a controllare il proprio cavallo che nel frattempo si era accasciato su un fianco come un sacco di iuta svuotato del suo contenuto.

La donna era allibita.

«Ma cosa sta succedendo! Sogno o son desta?! E’ morto il cavallo! La magia della strega ha sortito un effetto inatteso. Ma come può essere? Devo andare a fondo alla cosa! ,,,

Vediamo: nel sogno la strega era verde di rabbia, gridava che la colpa di tutto era solo di lei, di quella smorfiosa che non aveva gradito la sua persona un poco attempata e scarsamente elegante per custodire la sua nuova casa, perciò l’aveva cacciata in quattro e quattr’otto, preferendole due cani mastini».

Continuò nelle proprie elucubrazioni mentre a sprazzi di luce si alternavano fitti banchi di nebbia.

La giovane era una ricca ereditiera texana detentrice di quella ingente fortuna perché unica erede di uno zio ex commerciante di pelli di bufalo e corni di rinoceronte.

«Ma allora perché la strega ha voluto colpire il marito uccidendogli il cavallo?  Come può un maleficio ricadere su un innocente animale? Perché tutto ciò?!»

La donna capì che se voleva uscire dal vicolo cieco dell’indagine che aveva intrapreso, doveva affidarsi a dei testimoni, qualcuno che conoscesse bene la coppia e anche la vecchia custode.

Fu così che l’accanita lettrice di gialli convocò nel salottino a lei più congeniale, quello giallo appunto, alcuni personaggi chiave per le indagini.

Toccò per prima alla governante indiana che si occupava di rassettare le numerose stanze della villa.

«Era felice secondo lei ultimamente la signora di vivere qui?»

«…Veramente talvolta l’ho sentita implorare il marito di vendere tutto e andarsene via dalla villa, aveva paura della vecchia custode che le faceva mille dispetti e spesso la minacciava con finti randelli».

«E lei, cosa sa dirmi della giovane coppia, che vita conducono, hanno dei vizi?» Chiese la donna/detective al cameriere senegalese.

«Beh, sono persone fin troppo sobrie, mangiano poco, niente vino, ne’ fumo, mai una festa, nessun eccesso! Lei, la signora, soffre di cuore, la sera prende sempre dodici gocce di strafantina …Anzi, devo subito ricomprarla perché nell’armadietto non ce n’è più, eppure ero sicuro di averne riposti almeno due flaconi nuovi!»

«Mia cara signora Smith, lei lavora qui da cinquant’anni, ha vissuto nella vecchia villa e adesso nella nuova, conoscerà sicuramente bene la custode. E’ vero che ha fama di strega cattiva da decenni? Perché?»

«Sì, la conosco bene, è un tipo deciso, determinato, sa sempre quello che vuole! Amava moltissimo il suo lavoro al quale si dedicava anima e corpo, senza badare a orari e giorni di festa…E’ invecchiata nella guardiola di quella villa abbattuta e per lei è stato come perdere una persona cara, il colpo che ha accusato è stato durissimo, perdere il posto poi, l’ha fatta quasi morire.

Sì, a volte era brusca, pareva scortese e poi sempre spettinata, in disordine, pulita però, questo glielo assicuro! E’ per questa sua sciatteria e rudezza che si è guadagnata il soprannome di strega e lei a volte si è divertita a sfruttarlo questo suo epiteto, facendo scherzi a chi le stava antipatico. Certo che ultimamente era triste, chiusa in sé stessa, senza lavoro, senza denaro, l’ho vista spesso lamentarsi con il signor Laxton e lui capiva benissimo! Ma poveretto, doveva contentare la moglie, dipende al cento per cento da lei, cosa che sopporta a fatica, gli pesa questa sua dipendenza finanziaria da lei, ma tant’è, purtroppo la ama!»

«Sì, comincio ad intuire qualcosa, ma mi manca un anello, una prova schiacciante…»

– Osservò l’attenta indagatrice.

Ma ecco che Ciro proruppe ad un tratto nella stanza, bagnato e sporco di fango. Portava trionfalmente stretta fra i denti una boccettina, era di vetro con la chiusura sormontata da una pompetta rosso mattone di lattice.

La novella detective, completamente immersa nella propria lettura, proprio in quello stesso istante ebbe come un risveglio dal coma e ogni cosa le fu d’improvviso assai chiara, adesso aveva in mano la prova:

Laxton aveva ordito un complotto insieme alla strega che sfruttando i propri farlocchi poteri, aveva seminato il terrore nella giovane sposa dell’uomo. Quel giorno lui stesso aveva sparato un colpo che doveva essere in aria, tanto per spaventare la moglie, (così si era accordato con la custode). La giovane donna sarebbe morta apparentemente per la paura di quello sparo, ma in realtà lui l’avrebbe annientata con una dose eccessiva di strofantina, dopo essersi avvicinato alla malcapitata che era soltanto svenuta e ciò avrebbe potuto causarne la morte effettiva. Poi avrebbe finalmente ottenuto l’eredità e l’avrebbe spartita con la custode: così avrebbero fatto giustizia insieme.

Ma invece il cavallo era stato abbattuto dal colpo sparato sbagliando la mira e nel panico del momento, l’uomo aveva perduto dal proprio taschino la boccetta assassina.

Era stato così che la giovane sposa si era salvata.

 Non restava che assicurare alla giustizia i due malviventi.

Era ormai ora di pranzo, la lettrice accanita di Agatha Christie si alzò soddisfatta dalla panchina dopo che aveva verificato che il giallo l’aveva risolto anche stavolta prima che il libro finisse.

Rimise il guinzaglio al suo fido cagnetto e insieme tornarono a casa, lei col suo thriller riposto in borsetta, lui con una boccetta di collirio ormai consumato fra i denti.

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