Il grande tavolo ovale se ne stava nella penombra della sala da pranzo con un cumulo di libri, giornali, pagine scritte, accatastati alla rinfusa sul suo bel ripiano liscio. La polvere imbiancava i pochi spazi rimasti liberi e le gambe ricurve, un tempo tornite e possenti, traballavano pericolosamente per l’insolito, eccessivo peso.
Dalla porta finestra si intuiva che era arrivata la mite stagione primaverile: odore penetrante di fiori, cinguettio di uccelli di nido; i raggi del sole si insinuavano diritti e lunghi dalla fessura fra le due ante a vetri socchiuse a bocca di lupo e riscaldavano l’ambiente.
La Pasqua era ormai imminente, come da tempo sentenziavano radio e televisione, stordendo con pubblicità di uova e colombe chi, come gli abitanti di quella casa, le ascoltava ogni giorno.
Ma anche quell’anno, per la seconda volta consecutiva, la Pasqua non si sarebbe festeggiata per colpa del maledetto virus. Così la bella tovaglia di damasco bianco sarebbe rimasta dentro l’armadio insieme al prezioso servito di porcellana, ai bicchieri di cristallo, alle posate d’acciaio pesante.
Nessuno si sarebbe seduto intorno al grande tavolo ovale per banchettare e brindare insieme, alla rinascita della vita.
Tutto pareva opaco e triste.
Ma…
Ad un tratto si sentì uno stormire di foglie sommesso che piano piano si faceva sempre più intenso.
La brezza si fece allora bufera e con forza spalancò la porta finestra inondando di luce la stanza.
I libri e i giornali piombarono a terra, mentre decine di fogli svolazzavano intorno come farfalle impazzite.
Sul piano ormai sgombro del tavolo ovale si posarono decine e decine di fiori di pesco che invasero l’aria di un odore soave.
E subito dopo ecco entrare le api, scortate dai piccoli uccelli volati dal nido. Intanto la porta si apriva e chiudeva ritmicamente duettando con i pendagli del lampadario in cristallo.
Sembrava davvero un allegro concerto.
Gli inaspettati ospiti si posero intorno alla tavola e si apprestarono a festeggiare insieme il giorno di Pasqua.
Sentendo il trambusto i padroni di casa accorsero in tutta fretta e vedendo il prodigio rimasero esterrefatti. Era davvero una festa! Finalmente di nuovo una festa!
Gli umani, tristi e isolati da mesi, implorarono di essere ammessi.
Gli uccelli e le api si strinsero un po’ e al tavolo ovale si aggiunsero anche i padroni di casa.
Fu un’inedita Pasqua di gioia e tripudio.