
La notte è stata agitata; questa volta le bombe cadevano molto vicino ed il sibilo della sirena pareva una spada che lacerava la carne e trapassava il mio cuore.
Mi guardo.
Che pena il mio volto: sotto gli occhi una valle olivastra con intorno solchi scavati dal grande dolore.
Che orrore la guerra!
I bambini si trovano qui, nonostante tutto beati, nel mio letto ormai troppo grande per me, che ormai il mio compagno l’ho perso.
Sì, l’ho perduto in una nuvola sotto una pioggia di fuoco.
Allora mi guardo muta in questo specchio un po’ opaco e controllo di essere ancora un porto sicuro almeno per loro.
Le mie vulnerabili spalle intanto aspettano nude la beffa finale.
Ricordatevi allora: la sedia azzurra, imbottita, è stata l’unico sollievo per un essere umano;
Sul grande letto bianco c’erano loro, innocenti e belli.