FANTASTICANDO

VISITA ALLA MOSTRA DI CHRISTIAN BALZANO

FUORI DAL MONDO SENZA PIU’ MAPPE E CONFINI

Me ne stavo placidamente sdraiata sotto un albero fronzuto a cercare un po’ di refrigerio. Oltre quel circolo d’ombra la Terra ardeva per la forte calura; Il silenzio era rotto soltanto dall’intermittente frinire delle cicale e da un continuo ronzio di api al lavoro.

 la canicola opacizzava i lineamenti delle cose dintorno favorendo il fluire di pensieri fantastici.

Ad un tratto, in mezzo a queste immagini e suoni usuali, si intromise netta una voce:

-Siete fuori dal mondo. Voi credete di avere in pugno ogni cosa esercitando uno smisurato potere, ergete dighe per sbarrare corsi d’acqua e passaggi di uomini, utilizzate gas e veleni nascosti nelle viscere del globo terrestre per sfruttarli e mescolarli fra loro al fine di ottenere misture ancor più letali, pozioni   che siete obbligati a custodire in grandi forzieri se non volete che vi divorino vivi; fate lievitare le vostre immense ricchezze utilizzando per questo innumerevoli guerre.

Ma tutto ciò è soltanto ridicolo, dov’è finita la dote più preziosa che vi contraddistingue, dove avete nascosto il vostro lato creativo? Dove avete messo l’unico mezzo che possedete per ritornare ad un mondo migliore?

Una folata di vento portò via turbinando la voce che si disciolse in una sibilante risata. Le fronde dell’albero intanto avevano assunto la forma di uno strano cappello dalle molteplici punte tintinnanti come se il maestoso vegetale si fosse trasformato magicamente in un gigantesco giullare.

Nel medesimo istante mi sentii sollevare da braccia fini, allungate, colorate di verde, marrone, screziate qua e là di qualche chiazza di giallo. Fui deposta nella cavità di un globo che mi ricordava la Terra, ma era svuotato al suo interno e la crosta mostrava buchi profondi al posto dei continenti. Mi sentivo trasportata a velocità siderale verso il profondo dell’Universo, ma ero comunque sicura perché una bambina di circa tre anni teneva a guinzaglio il mio abitacolo sferico trattenendolo in un’orbita certa.

Fu così che placai le tensioni e mi misi a esplorare ciò che avevo dintorno.

Brandelli di territori simili lontanamente a regioni di vecchie nazioni, ma informi e cenciosi, mi rendevano il passo insicuro. Procedendo, ogni tanto scoprivo qualcosa di noto che tuttavia risiedeva in un contesto per me inedito e stupefacente. Camminai su terreni dorati, frammisti d’azzurro, mi inoltrai fra miriadi di isolotti minuscoli che ricordavano i pezzi di un puzzle spruzzati qua e là di tracce di rosso.

Poi, in una caverna, fui accolta da una luce accecante, oggetti che io avevo ben noti per materiale e utilizzo, adesso apparivano flosci, senza colore, collocati in spazi diversi, come a sfidare la gravità.

Detti uno sguardo alle pareti: rimasi estasiata dalle innumerevoli stuoie multicolori che mescolando bandiere di Stati diversi, infransero per sempre il mio concetto politico del mondo.

Poco più in là, timbri giganti erano sistemati sopra una vasta scacchiera, erano i simboli di tutte le credenze e delle religioni a me già note, ma quello che mi divertì di più fu il timbro che potevo forgiare a modo mio, inventando un nuovo credo all’istante.

Fu a quel punto che la stessa risata di prima si fece sentire e questa volta introdusse un invito:

Bisognerebbe provare a vivere in modo creativo, cercare di uscire da schemi già conosciuti, avere il coraggio di osare percorsi diversi soprattutto quando sappiamo che fin lì dove siamo arrivati abbiamo fallito.

Pensai che potevo condividere tutto.

Seguì un totale silenzio che mi permise un rilassamento profondo. Poi ebbi la sensazione di scivolare in modo lento e piacevole, finché percepii sempre più netto un senso di fresco e di morbido. Stiracchiai il mio corpo pienamente appagato, aprii gli occhi: il mio mondo era lì, come lo avevo lasciato, con l’albero dispensatore di fresco, con le cicale, con le api ancora in pieno fermento, tutto era immutato.

Ma io no, grazie al mio viaggio fantastico, qualcosa dentro di me era cambiato.

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